Per festeggiare un cammino fatto.
È bello averne un altro tutto da fare

A cura della Redazione

Pur se in un altro secolo, rispetto alle due che la accompagnano (quella che salutava la nascita delle RdI e l'altra un vestito nuovo per AIR, che riproponiamo nei due editoriali del n. 1/82 (pag. 4-6) e del n. 1/99 (pag. 7-10) questa riflessione-augurio editoriale ne condivide tutte le caratteristiche di fondo, che riassumono in un certo modo la identità stessa di RdI/AIR: un ritrovarsi quasi stupite (il femminile è sempre dominante...), ad aver voglia di ricordare-guardando-in-avanti, e a farlo come un collettivo dove la più grande diversità è, con una amicizia che attraversa le età (e le generazioni: visto che sentiamo ancora con noi, dalla prima volta, Francesca, Mariuccia, Dida, ….) la miglior garanzia di una continuità che non si stanca di cambiare. Mentre mandiamo in stampa questa nota, le iscrizioni alla “festa" del 9 marzo sono già così tante che il nostro stupore rischia di trasformarsi nell'illusione allegra che lungo questi anni qualcosa di questa nostra esperienza di cammino condiviso e di continuità-attraverso-progetti sia passato anche fuori, nonostante i "tempi di crisi" che la sanità sta vivendo insieme alla società.
Ci sembra che proprio questa presenza annunciata di tante ed ancor più grandi diversità, sia il riassunto più completo e più bello di ciò che si voleva dire, ed insieme l’augurio più certo. Non aggiungiamo dunque nulla, se non due Tabelle, 1 e 2, che vorrebbero essere come cartoline-pro-memoria su ciò che abbiamo appreso, e che ci sembra giusto condividere: non per concordare su tutto, ma per mettere in comune un alfabeto-dizionario minimo con cui il dialogo (che vuole e deve essere spesso anche dialettica esplicita, perché è così che si articola, si comprende, si evolve la realtà) può andare avanti.
Le due Tabelle-cartoline pro-memoria definiscono perfettamente (così almeno ci sembra) il senso che può e deve avere una rivista come AIR nell'ambito di una cultura (infermieristica, sanitaria, di cittadinanza) come quella che si è cercato di rendere presente, dandole la parola, lungo questi 30 anni: essere strumento-luogo-tempo che obbliga ad avere radici profonde nel quotidiano, ma per meglio prendere quel minimo di distanza necessaria per non essere intrappolati e accecati: così da non essere condannati alla ripetizione, ma avere voglia e capacità di orizzonti.
Al pro-memoria delle Tabelle 1 e 2 possiamo solo aggiungere 5 piccoli auguri-impegni (anch'essi in forma di “cartolina”, Tabella 3) che sono evidentemente specchio-eco di quanto abbiamo già detto tante volte: sperando però di avere la ripetitività-sempre diversa che ci si aspetta quando si va al teatro, o si ascolta musica, o si incontrano amiche/i, o si riconoscono-ritrovano paesaggi amati: un sentirsi a casa, che rende più facile e normale riprendere con più creatività, e meno stanchezza, un cammino che ha come logica di fondo quella di riconoscere come identità professionale l'“essere-progetto": cioè ricerca permanente – nel groviglio, nella complessità, nell'anonimato delle pratiche assistenziali – di risposte ai bisogni marginalizzati, inevasi, negati di salute e di diritto, delle persone concrete, con le loro storie personali e collettive.


per concludere

Dal punto di vista infermieristico, è più che maturo il tempo per fare delle tante “esperienze” innovative, una rinnovata identità intellettuale ed operativa. Tutto ciò richiede, con priorità assoluta, da parte delle Istituzioni – Università, Regioni, Servizio Sanitario Nazionale, MIUR (Ministero Istruzione Università e Ricerca), AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) – un riconoscimento concreto del mondo infermieristico come titolare e gestore di risorse di ricerca dedicate e vere (organiche, non occasionali, proporzionali alle domande a cui risponde) da gestire nel pieno rispetto degli standard scientifici specifici, non nel ruolo di esecutori/fiancheggiatori, ma in piena autonomia e responsabilità.