doi 10.1702/2038.22148 | Scarica il PDF (23,8 kb) Assist Inferm Ric 2015;34(3):159 Poesia per Gaza titolo - split_articolo,controlla_titolo - art_titolo Poesia per Gaza autori - vau_aut_id Pietro Ingrao testo - art_testo Il testo che viene qui proposto appartiene ad uno dei protagonisti riconosciuto – al di là delle appartenenze politiche – della storia e della cultura dell’ultimo secolo, non solo per l’Italia. Pietro Ingrao è scomparso proprio quando questo numero andava in stampa; aveva da poco superato i cento anni. La poesia è di qualche anno fa, quando gli anni erano intorno ai 95, e gli scenari evocati nell’editoriale di questo numero attraversavano una delle loro fasi più drammatiche: per le vittime concrete, locali, palestinesi, ma più a fondo, perché era segno della perdita di senso di una comunità internazionale (incluso e protagonista il nostro Paese, oltre che l’Europa), che rispondeva alla crisi (allora ai suoi inizi), aumentando le guerre e non la solidarietà. I migranti sono uno degli effetti indesiderati previsti, tragici, irreversibili, per morte, distruzione e dignità (NdR). Guarda: vedi come ostinate tornano dal cielo le bombe fiorenti, e furenti calano sulle strade, spezzano corpi, ardono case, testarde inseguono gli stupiti fanciulli, gridano cantano l’inno alla morte senza stancarsi mai… Chi siete, perché illuminate le notti, insanguinate le vie: perché siete in ansia perché vi serve la strage degli innocenti e forse disperate sull’esistere tornare a cantare la gloria dell’uccidere di massa, affidate la pace alla morte… Voi così senza speranza se soltanto l’assassinio di massa può assicurarvi la vita e solo le maledizioni e le lacrime possono difendervi. E non vedete, non sperate altra salvezza per l’uomo e per il figlio dell’uomo che la morte corale. Voi che venite da un cammino di lagrime e ora senza lume di tregua seminate nuovo pianto innocente. Da lontano vi scrutiamo impotenti: e null’altro sappiamo che invocare da voi l’elemosina della pace. Noi che veniamo da lotte di secoli condotte per tutte le terre infinite di questo globo rotondo in cui dato a noi fu di vivere, e sembriamo ora solo capaci di educarci all’indifferenza. O scrutare allibiti. Pietro Ingrao