Associazioni infermieristiche e guerra in Ucraina


Federica Riva Rovedda, Paola Di Giulio

Università di Torino

Per corrispondenza: Paola Di Giulio, paola.digiulio@unito.it


Summary. Nurses’ associations and war in Ukraine. The tragic irruption of war with all its scenarios of horror and destruction in the heart of Europe has documented the depth of the absence of a culture of peace in the international community of States, which have not be willing nor capable to propose a credible platform leading to a diplomatic solution of a conflict where all big powers are complice. While the strictly health related impacts represent a direct and specific interest and challenge for the nursing profession, it is clear that we are facing a future where a new awareness of being citizen of a world which requires a different culture and commitment must become part of our training and strategies of presence in the society. A survey of the positions assumed by the nursing organisation at international level, together with few model reflections on the broader implications of what we are living, is proposed as a first expression of a long term commitment and interest.


Key words: War, Nurses, Nurses’ Associations.


La drammaticità delle implicazioni (epidemiologiche, culturali, politiche, economiche) di una guerra che mentre si va in stampa non fa ancora intravedere spiragli realistici di pace, è stata sottolineata da un editoriale che rimandava simbolicamente alla necessità di sentirsi coinvolte/i come professione e come cittadini in un cambiamento di sguardo e di attenzione a ciò che normalmente succede nel mondo, ma sembra altrettanto normalmente ‘altro’ rispetto al quotidiano.1 Si è pensato che fosse utile, integrare il messaggio dell’editoriale mettendo più direttamente a disposizione citazioni che rimandano a:

la dichiarazione del Consiglio Internazionale degli Infermieri (ICN) contro la guerra in Ucraina (Riquadro 1). L’ICN assieme ai più di 130 membri nel mondo hanno pubblicato il loro messaggio di solidarietà con la popolazione, le infermiere e tutti gli operatori sanitari coinvolti nel conflitto in Ucraina. L’appello è stato lanciato agli inizi di marzo, dopo un seminario online che ha visto i leader degli infermieri europei discutere la crisi. A questo incontro era presente anche la presidente dell’associazione degli infermieri Ucraini ed è stata riportata la toccante testimonianza di numerose infermiere ucraine.

• le dichiarazioni e prese di posizione di società professionali (Riquadro 2); Essere contro la guerra fa parte del giuramento di rispettare le vite umane, e garantire uguale trattamento a tutti. Gli infermieri sono tra le migliaia di operatori sanitari russi che hanno firmato la lettera aperta per fare urgente pressione sul loro presidente Vladimir Putin di sospendere le ostilità in Ucraina. La lettera, pubblicata sul Russian medicine news site MadMed.Media è stata tradotta e ripubblicata sul British Medical Journal2 (e riportata nell' Editoriale a pag. 2-3) e firmata da più di 15.000 operatori sanitari russi.

• riflessioni e contributi che sembrano particolarmente stimolanti per allargare lo sguardo da 'questa' guerra alla cultura-logica di guerra, che sembra prevalere ed essere più importante di una ricerca di pace. La prevenzione dei conflitti va sempre perseguita. Nel Riquadro 3 vengono riportate le raccomandazioni dell'American Public Health Association sul ruolo degli operatori sanitari, nella prevenzione della guerra.3 Purtroppo, una volta iniziato il conflitto il ruolo degli operatori sanitari è quello di prevenzione secondaria, che comprende non solo il soccorso dei feriti ma anche la documentazione del numero e tipo di feriti e dei decessi, per testimoniare quanto è successo e la violazione dei diritti umani più elementari. Per farlo occorrono tecniche epidemiologiche e strumenti di comunicazione per assicurarsi che queste comunicazioni arrivino e siano credibili.3 





Sta succedendo cioè con la guerra quanto è successo con la pandemia: la 'cattura' mediatica ed emotiva dell'attenzione da parte di un evento drammatico, da sempre noto, ma da lontano, si trasforma in una vertigine che impedisce di pensare seriamente non solo alla solidarietà, ma soprattutto ad una cultura diversa. Fondamentale in questo senso il richiamo a tre 'riflessioni' che vengono da direzioni culturalmente ed istituzionalmente molto distanti, ma che convergono negli obiettivi e nella logica di fondo:

a) la posizione per la pace e contro la patologia-pazzia della guerra di papa Francesco, ripetuta 'senza se e senza ma', ma altrettanto decisamente censurata o criticata come ingenua dai media importanti;

b) una nota molto breve, ma precisa e molto realistica, da parte di un autore come Michele Serra (Repubblica, 3 aprile), che è a favore di un sostegno anche armato all'Ucraina, ma che ricorda lucidamente che la guerra cesserà di essere una opzione, quando cesserà di essere parte protagonista di un mercato in cui i diversi 'nemici' sono di fatto i padroni, in competizione tra loro: per le armi, ed il controllo dei settori strategici come l'energia a livello globale;4

c) un articolo da leggere anche per lo stile e lo sguardo lungimirante (nella memoria e nel futuro, di Marco Revelli, sul Manifesto del 3 Aprile, che ci fa entrare nell'incubo-fascino della 'vertigine', ma per poterne uscire, o almeno resistere.5 






La guerra ha (anche) un impatto devastante sulla salute delle popolazioni colpite, non solo per effetto dei danni diretti del conflitto, ma anche per gli effetti a lungo termine. Non è una novità, si sa sin nei dettagli, e sin dall'inizio quali saranno le conseguenze sulla salute della popolazione e sui sistemi sanitari delle nazioni colpite, sia per la distruzione che per i mancati investimenti; per non parlare anche delle conseguenze sull'ambiente. La voce degli operatori sanitari può dare ancora più forza a quella della Croce Rossa, delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni, sul bisogno urgente di fermare la violenza.

Inviare armi alimenta la guerra, difensiva e offensiva, aumenta le vittime nel tempo, compromettendo il futuro dei popoli. Alla guerra c'è un'alternativa: la pace.6





BIBLIOGRAFIA


1. Benelli E, Bonati M. La guerra fa male alla salute. Scienzainrete 2022. https://www.scienzainrete.it/articolo/guerra-fa-male-alla-salute/eva-benelli-maurizio-bonati/2022-03-28.

2. Russian doctors, nurses, and paramedics demand an end to hostilities in Ukraine. BMJ 2022:376:o535.

3. American Public Health Association, The role of public health practitioners, academics, and advocates in relation to armed conflict and war. 2009. https://www.apha.org/policies-and-advocacy/public-health-policy-statements/policy-database/2014/07/22/13/29/the-role-of-public-health-practitioners-academics-and-advocates-in-relation-to-armed-conflict

4. Serra M. Quando finirà la guerra. La Repubblica, 3 aprile 2022 https://www.repubblica.it/rubriche/l-amaca/2022/04/02/news/amaca_michele_serra_3_aprile_2022-343861373/

5. Revelli M. L'irresistibile vertigine della guerra. Il Manifesto 3 aprile 2022. https://ilmanifesto.it/lirresistibile-vertigine-della-guerra.

6. Tognoni G. Non c'è alternative alla guerra? Il punto, 23 marzo 2022. https://ilpunto.it/la-pace-e-la-alternativa-alla-guerra-in-ucraina/