… 2025…

A cura della Redazione

I puntini, prima e dopo il numero dell’anno ormai in corso, sono parte integrante della riflessione di un editoriale di apertura di un nuovo anno di dialogo-ricerca; esprimono, e riassumono più di qualsiasi parola, il suo obiettivo principale: quello di condividere, in pochi e concisi punti, domande stupite e prive di risposta, e sfide difficilmente definibili proiettate su un orizzonte di lungo periodo. Constatando come prima cosa quanto sono coincidenti-complementari, in questo esercizio, i nostri ruoli di cittadini e di operatori sanitari.

1. Il mondo, prima universale e poi globale, che si è venuto articolando negli 80 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, è entrato in una fase nella quale le istituzioni internazionali di riferimento non sembrano avere più nessun ruolo né potere.

2. Gli Stati Uniti, classificati, per tradizione e potere, più che per ragioni oggettive, come democrazia di riferimento, sono leader nel proclamare, applicandolo, un dis-ordine concreto: una nazione ‘costituzionale’ coincide nei fatti con una autarchia in cui non contano più gerarchie tra responsabilità pubbliche e attori privati, e le convenzioni internazionali sono sospese. Esplicitando che anche organismi strutturalmente centrali per i diritti fondamentali, come la OMS e le Corti internazionale, di giustizia e penale, non hanno più un ruolo e possono addirittura essere incriminate per abuso di potere. Non si tratta solo di cambiamenti istituzionali: sono stati dichiarati non finanziabili i progetti che hanno come oggetto, anche in sanità, la promozione di equità e inclusione, le politiche green, iniziative che hanno il gender come obiettivo di ricerca…

3. Non è questo il contesto per ricordare i tanti dettagli facilmente reperibili nelle cronache: tenendo presente molto chiaramente che questo disordine, dichiarato e in via di attuazione, è grave soprattutto nell’immaginario culturale e politico, più che nelle immediate conseguenze fattuali. Indica, tuttavia, che si è entrati in una fase di cambio di paradigmi in cui tutto sembra possibile. La concentrazione dell’attenzione quasi esclusiva da parte dell’Europa sul capitolo armamenti-difesa come dominante, pur di fronte a dati sempre più evidenti, e in peggioramento, di disuguaglianze, violenza, tagli di spese sociali e sanitarie e di educazione, disastri ambientali, è un indicatore più che preoccupante.

4. In questo disordine, merita attenzione un intervento editoriale di Lancet 1 sulla disinformazione come componente centrale e trasversale: il controllo, e perciò la manipolazione dei dati (per altro al centro del potere crescente e incontrollato dei padroni privati delle piattaforme), è diventata la regola, e permette di muovere e dirigere una opinione che non è più ‘pubblica’, se non come collettività di ‘consumatori di informazione’, perfettamente dirigibili. E tutto ciò mentre il mantra dominante che la salvezza del futuro sta nell’investire, senza limiti e con una priorità strettamente legata a quella della guerra, in quella AI (artificial intelligence) che consuma energie e risorse infinite confondendo le promesse dei suoi benefici in certe aree (quelle di migliorare utilizzo e affidabilità di strumenti e procedure diagnostiche in medicina) con la creazione di una ‘dipendenza’ incontrollabile da algoritmi decisionali che si basano sulla non trasparenza delle variabili e dei dati che sono utilizzati per pilotare e rendere obbligatorie politiche economiche e sociali. Coerentemente con le scelte delle piattaforme X e Meta, non sono più previsti controlli dei contenuti di odio, violenza, discriminazione. E sono cancellate dalla sanità le priorità di sostegno per le popolazioni più disagiate e marginali, per cause economiche e/o ‘razziali’.

5. La inviolabilità e la dignità dei diritti di vita delle persone e dei popoli sono arbitrariamente considerate come irrilevanti e marginali, e la loro violazione fino al genocidio, accettata come ‘effetto collaterale inevitabile o addirittura necessario’, nell’attesa senza scadenze di soluzioni diplomatiche gestite dagli stessi poteri che si impongono come i soli protagonisti. I nomi-luoghi di questi scenari di in-umanità sono fin troppo noti: Gaza e Cisgiordania vs Israele, Turchia e Siria vs Kurdi-Rojava, Ucraina e Russia-NATO-UE, Rohingyas e Myanmar, Libia, Egitto, Sudan, RDC (Repubblica Democratica del Congo)-Ruanda, West Papua…

6. L’Italia è presente e connivente in questa deriva-cancellazione di diritti, sia con la sua politica internazionale, sia con una situazione interna che vede la disuguaglianza in crescita, il welfare di sanità ed educazione sacrificato da investimenti-alleanze militari, i migranti perennemente destinati a morti che più non si contano e a soluzioni legali di esclusione e torture… Le politiche economiche, che promuovono privilegi e favoriscono evasioni fiscali perfettamente note, non vengono riconosciute come cause evitabili di politiche di inclusione e di pace…

I puntini (…) del titolo di questa riflessione sono un tentativo di chiamare per nome e dare una visibilità alla radicalità delle sfide che accompagnano il 2025 (ulteriormente documentate in alcuni contributi di questo numero della rivista…). Essere cittadini e operatori sanitari in tempi di crisi di civiltà non è certo facile. Resistere alla ovvia tentazione di rassegnarsi a essere spettatori obbligati a dare priorità alla sopravvivenza sembra essere un esercizio già fin troppo difficile e improbabile. Essere coscienti, come singoli e come collettività professionali e civili, dei contesti in cui si vive, è il primo passo per garantirsi la lucidità di non cedere al ricatto fondamentale di quella dis-informazione programmata che è lo strumento e l’obiettivo di un dis-ordine che vuole imporsi come normalità.

Il compito e l’impegno di una rivista di ricerca e sperimentazione testarda di percorsi di cura possono e devono, per quanto possibile, dare visibilità e raccontare tutto ciò che di positivo si incrocia, e di cui si è testimoni e protagonisti. Cercando in tutti i modi alleanze con chi, per quanto minoranza, continua a pensare che il coraggio e la libertà di compiere scelte di dignità siano gli indicatori di futuro.

La sanità deve tornare a essere, nelle pratiche concrete, non solo nelle promesse dissociate dai dati, dai finanziamenti, dalle scadenze puntuali, un bene comune.

La attuale, apparentemente minore e marginale (in termini di ‘numeri’ rispetto ai macroscenari che si sono ricordati) battaglia per il diritto alla scelta del fine vita (liberata anche dalla dis-informazione del suo nome legale di suicidio medicalmente assistito) è uno di questi indicatori.

bibliografia

1. Editorial. Health in the age of disinformation. Lancet 2025;405-173.